Noema

Il senso oggettuale riferito al «percepito» come correlato intenzionale del percepire è denominato da Husserl - nelle Idee - noema o «contenuto noematico» [noematischen Gehalt]. Il momento noematico si costituisce tramite i dati sensoriali immanenti e attraverso la noesi, la coscienza che li anima.

Il «percepito» come «senso» contiene solo ciò che appare concretamente nella datità percettiva. Husserl sottolinea come nel vissuto non vi sia propriamente alcun oggetto: l’atto conoscitivo è fondato sull’atto percettivo. Il residuo fenomenologico ridotto alla pura immanenza presenta dunque il noema che non è per nulla contenuto realmente nella percezione, alla stregua di noesis e hyle. Accanto agli strati reali dell’Erlebnis come suo proprio elemento costitutivo, inscindibile anche se irreale, sta, quindi, anche il contenuto unitario noematico, per Husserl trascendentalmente costituito proprio sulla base della molteplicità costitutiva reale di noesis e hyle. Di fronte all’identico noema e al suo identico «oggettivo» modo di apparire restano mutevoli i modi di datità coscienziale di esso.
Mentre il noema «oggettivo» costituisce il precipitato del vissuto personale, ovvero il precipitato «ideale», frutto della combinazione della hyle e della noesis egocentrata; il noema «rivelativo» o iletico costituirà il precipitato di un vissuto impersonale, non più frutto di un atto percettivo, ma il precipitato «reale», risultante dal legame intenzionale della hyle e della noesis non egocentrata, bensì impersonale del vissuto.




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