21.

A partire da matrici culturali greco-antiche, la riflessione occidentale, essendo priva, addirittura, di un lessico adeguato, non pensa alla possibilità di una credenza in una hyle non materiale, presso culture altre dalla nostra, cioè di una convinzione circa l'esistenza di un universo animato da intelligenze e da volontà autonome, quindi, di un mondo incantato. Statue di pietra, di legno, di gesso, di cartapesta, tavole e intonaci dipinti, ex voto, segni imponenti di usura devozionale su immobili e su mobili, deputati ad hoc per un'arcana destinazione, la supplica, l'invettiva, il bacio e l'abbraccio, rivolti alle effigi delle figure potenti, e poi l'ostia, l'olio, l'acqua benedetta, assunti come farmaci potenti, come pozioni taumaturgiche, fatte anche con le vernici scrostate dagli affreschi delle cappelle e dalle icone, un diffuso pullulare di miracoli, infine, che sono, addirittura, modalità manifestative aberranti del reale in regimi culturali mitico-rituali, ibridati con la credenza ellenica nell'esistenza delle leggi naturali, indotti, sovente, dal contagio energetico che si irradia dalle immagini, dalle reliquie organiche e non organiche dei santi, dalle ossa, dai vestiti e dagli oggetti usati in vita, dalla polvere delle loro tombe, come ad inondare potenzialmente l'intero universo profano che diviene sacralizzato lungo le indefinite mediazioni di successivi contatti sempre più indiretti e, tuttavia, sempre pienamente efficaci, etc. : un gigantesco impero, apparentemente onirico e fantasmatico, di segni culturali, del tutto impossibile e inconcepibile, se compreso alla luce algida di una hyle occidentale, quella materializzata.

Universi culturali diffusi ecumenicamente e, tuttavia, sempre fraintesi e osteggiati, anche con una violenza metodologica alimentata da una ideologia segnata dall'ilomorfismo occidentale, che ha ignorato o ha fatto finta di ignorare che nessun popolo della Terra si è mai inginocchiato di fronte ad un pezzo di legno, al muro di una cappella o ha baciato rozze tavole intonacate e sporche di colore. Nessuna etnia è stata "feticista".1 Penso, ora, alla fatica di M. Eliade, quando ha tentato, invano, di intendere, alla luce della nota dicotomia occidentale "immanenza-trascendenza" , qualcosa che è un'assurdità invalicabile per i caposaldi concettuali della cultura egemone d'Occidente : secondo il grande studioso rumeno, un elemento materiale, visibile e immanente (una montagna, una pietra, una sorgente, un albero, un animale, un uomo, un utensile, etc), pur restando tale, verrebbe ad essere misteriosamente investito di un valore trascendente e invisibile, diventando, così, una ierofania. È "il miracolo" dell'irruzione dell'Eterno nel tempo della storia, altra nota dicotomia filosofica greca. Il mistero divenuto "miracolosamente" uno strumento ermeneutico in antropologia religiosa: lucus a non lucendo.

 

14.     20.

 


 

1. In effetti, nella apologetica patristica, la cosiddetta l'idolatria dei rustici era correlata all'onore reso ai demoni che avrebbero inventato abilmente pratiche pagane per traviare gli uomini. Cfr., ad es., la celebre lettera inviata da Martino di Braga al Vescovo Polemio, tra il 573 e il 574, cui è stato apposto il titolo De correctione rusticorum (1. 1; 8. 1-5; 9. 3-4 ; 11. 2 ; 12. 1-3).

 

 


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