LINEAMENTI DI ANALISI FENOMENOLOGICA RADICALE
La
fenomenologia classica husserliana è un metodo analitico che tematizza
un singolare campo di esperienza, quello dei vissuti
(Erlebnisse) egologico-trascendentali, isolabili nella loro autentica
purezza solo mediante un'epoché
capace di sospendere quell'atteggiamento naturale cui si deve,
secondo Husserl, l'inevitabile dissimulazione di essi e delle loro intenzionalità
costitutive di senso.
Una delle prime sfide per la fenomenologia riguarda appunto la possibilità
stessa di accedere alla sfera dei vissuti, approntando adeguate tecniche
di coglimento e descrizione.
Noi "indigeni dell'Occidente" concettualizziamo,
adottando e impiegando categorie quali "sacro", "tempo", "spazio", "cosa",
ecc., ma concettualizzare significa essenzialmente fare astrazione dai
vissuti, e da un punto di vista fenomenologico, non si può astrarre senza
perdere il significato, in quanto sono sempre i vissuti di riempimento
a dare significato ai segni. In termini generali, la fenomenologia vive
dei segni che si manifestano, e i
segni sono sempre ed esclusivamente segni culturali.
La fenomenologia è quindi un programma di
ricerca che non fornisce modelli interpretativi universalmente applicabili,
bensì tenta di cogliere — di vedere — strutture di senso all'interno
di circoscritti campi d'indagine, senza esiti o pretese metaculturali.
Anche per queste ragioni il metodo fenomenologico è culturalmente un ibrido.
Nato in Occidente come singolare analitica del senso vissuto, nella sua
versione radicale implica l'assunzione di una particolare postura di coglimento
che non può certo essere attribuita allo spirito fondamentale o eminente
della cultura occidentale. Tale postura permette al fenomenologo di sottrarsi
simultaneamente sia all'atteggiamento obbiettivante che a quello partecipante,
tipici di altre analitiche, senza per questo rinviare ad alcuna teticità
sacrale, senza essere associata,
cioè, ad alcuna credenza nella realtà di figure potenti divine, ma rivolgendosi
unicamente a registrare, così come si danno, le precipue manifestazioni
di senso dei vissuti
indagati.
Per fenomenologia
radicale, dunque, si intende un genere riformato di analisi che indaga
come residui fenomenologici quei vissuti isolabili esclusivamente mediante
un'epoché più radicale di quella
clasica husserliana. Le tecniche sospensive radicali sono in grado di
mettere fuori circuito su tutta la linea il logos greco — la cui
struttura è struttura di obbiettivazione e di soggettivazione — e i suoi
imponenti esiti.
L'analitica fenomenologica riformata isola
come residuo un universo di vissuti elementari, quei vissuti elementari
che riempiono in maniera specifica i segni di tutte le culture ad alta
pervasività mitico-rituale, ovvero quelle culture caratterizzate extrafenomenologicamente
come mitico-magico-religiose. In tali ambiti culturali è possibile sorprendere
allo stato puro quella particolare condizione antropologica ultramillenaria
segnata dall'indifferenza o indistinzione generale tra l'universo dei
segni e quello degli enti: la dimensione del realismo
segnico (Cfr. Conci 1993a).
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